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I segreti del Mondo di sopra. “Non sapevo nulla di tutto questo quando ho cominciato, molti anni fa, a scandagliare il mondo del malaffare, della corruzione e delle tangenti. Cercavo di ricostruire i flussi del denaro e di capire in che modo alcuni imperi industriali e finanziari erano controllati, per comprendere qual era la strada che seguivano i soldi. Solo dopo qualche tempo ho capito che gli abitanti del Mondo di Sopra utilizzano sempre gli stessi meccanismi, per quanto sempre più sofisticati, e finiscono per ritrovarsi sempre negli stessi luoghi. Le società sono controllate da altre società in Lussemburgo o in Irlanda, oppure a Cipro o a Malta. Ci sono trust a Jersey, a Guernsey o a Gibilterra. E poi in Svizzera e nel Liechtenstein. Gli aerei sono registrati all’Isola di Man, gli yacht alle Cayman e altri trust vengono costituiti alle Seychelles o alle Mauritius. Chi li possiede risiede normalmente a Montecarlo o a Ginevra. Gli schemi di controllo delle società sembrano le traiettorie impazzite di una palla di biliardo che rimbalza più volte sui bordi del tavolo verde. Ma quelle linee non sono il frutto di una mente folle. No. Hanno una logica precisa e studiata per essere perfetta, infallibile. Sono pensate e strutturate dai migliori esperti fiscali del mondo, professionisti strapagati che lavorano nelle più importanti società di consulenza del globo”. (da “Europa parassita”, di Angelo Mincuzzi, Chiarelettere, 2024).
Londra, la fabbrica delle finte società. “Da Queen Square raggiungo la piccola Old Gloucester Street, pochi metri più avanti. Al numero 27 c’è un edifico di quattro piani in mattoni dipinti di bianco. Sulla facciata si aprono undici finestre, due al piano terra e tre per ogni piano visibile. Altre tre finestre sono nel sottotetto, leggermente indietreggiato rispetto alla facciata. Ho davanti un palazzo al cui interno dovrebbero esserci gli uffici di quasi 19.000 società. Ma in realtà questo piccolo edificio ne ospita soltanto una. Le altre sono lì solo sulla carta: non hanno uffici, scrivanie, sedie o armadietti perché non hanno nessun dipendente dietro queste finestre. A Londra è la norma. Ed è il sistema che ha consentito alla capitale della Gran Bretagna di diventare il centro mondiale del riciclaggio e dell’evasione fiscale, come ha ricordato lo scrittore Roberto Saviano nel 2016 parlando davanti al Parlamento britannico. Fondare una società nel Regno Unito è semplice come acquistare un libro su Amazon. Basta collegarsi con il proprio computer da qualunque angolo del mondo al registro delle imprese e con una spesa di 12 sterline – circa 13 euro e 50 centesimi – in pochi clic si diventa proprietari di una società londinese. Nel 2022 erano state registrate in Gran Bretagna più di 800.000 imprese, 219.000 delle quali avevano sede nel centro di Londra. In totale nel Regno Unito ci sono 5,4 milioni di società ma molte di queste esistono soltanto sulla carta…”. (da “Europa parassita”, Chiarelettere).
Sulle tracce di Artem Uss. “Un cartello mi dice che ho raggiunto la mia prima tappa. Sono ad Astromeritis, un villaggio di poco meno di 2.500 abitanti a 35 chilometri da Nicosia e a pochi metri da uno dei passaggi controllati dall’Onu tra la zona greca e quella turca di Cipro. Astromeritis è un paese di confine ma gravita sulla capitale anche se la maggior parte della popolazione svolge attività legate alla terra. Sono arrivato qui seguendo le tracce di una società di Artem Uss, un imprenditore quarantenne russo figlio di un ex governatore della regione di Krasnoyarsk, nella Russia siberiana centrale . Uss è stato al centro di un intrigo internazionale che si è svolto in Italia alla fine del 2022. Arrestato all’aeroporto di Malpensa mentre si stava imbarcando per Istanbul, Uss era accusato insieme ad altri quattro cittadini russi di elusione delle sanzioni internazionali e di riciclaggio di denaro… Ma era riuscito a evadere dagli arresti domiciliari in Italia rompendo il braccialetto elettronico che aveva alla caviglia ed era tornato in Russia grazie anche alla complicità di una rete criminale serba . Da allora era introvabile… Parcheggio l’auto alla periferia del paese, vicino a una trattoria con i tavoli all’ombra degli alberi e di una tettoria e mi incammino verso il luogo dove è registrata la società. In paese sembra non esserci nessuno. Le strade sono vuote e il silenzio è interrotto solo dal motore di un pick-up carico di attrezzature…” (da “Europa parassita”, #Chiarelettere)
Il continente dal doppio volto. “L’Europa di oggi è un continente dal doppio volto. C’è il nostro mondo, scandito nel bene e nel male dalla vita di tutti i giorni, dagli affitti e dai mutui da pagare, dai soldi da risparmiare per le vacanze o per l’università dei figli, dalle tasse da versare, sempre troppo alte e sempre da saldare fino all’ultimo centesimo, mai un po’ meno. Un’esistenza regolata da leggi alle quali – anche volendo – non potremmo sottrarci. E poi c’è il mondo che noi, cittadini comuni, non riusciamo a mettere a fuoco limpidamente perché troppo lontano dalla nostra realtà. Non siamo capaci neppure di immaginarlo e non per cattiva volontà ma perché – come insegnano gli psicologi sociali – chi vive le fatiche di tutti i giorni non è in grado di raffigurarsi la vita strabordante ed eccessiva di chi trascorre le sue giornate immerso in una ricchezza che non sarà mai in grado di spendere nell’arco della propria esistenza. L’Europa di oggi è un continente dal doppio volto. C’è il nostro mondo, scandito nel bene e nel male dalla vita di tutti i giorni, dagli affitti e dai mutui da pagare, dai soldi da risparmiare per le vacanze o per l’università dei figli, dalle tasse da versare, sempre troppo alte e sempre da saldare fino all’ultimo centesimo, mai un po’ meno. Un’esistenza regolata da leggi alle quali – anche volendo – non potremmo sottrarci. E poi c’è il mondo che noi, cittadini comuni, non riusciamo a mettere a fuoco limpidamente perché troppo lontano dalla nostra realtà.”. (da “Europa parassita”, di Angelo Mincuzzi,
Paghereste 20 euro per un caffè? Non pagheremmo mai 20 euro per un caffè, ma non protestiamo se paghiamo anche le tasse non versate dagli evasori fiscali.”I problemi dell’evasione e dell’elusione fiscale hanno una dimensione europea ma all’interno del continente l’Italia è un malato grave. L’evasione nel nostro paese si aggira intorno ai 100 miliardi di euro all’anno ed è solo una parte del denaro che scompare nell’intera Europa. Sono i soldi che mancano per migliorare il nostro mondo. Ma, nonostante questo, facciamo fatica a vedere il filo diretto tra le tasse che non vengono pagate e le nostre vite quotidiane. Tendiamo a non pensare che, se quei soldi non fossero nascosti, le nostre esistenze sarebbero migliori. In questo modo le diseguaglianze diventano sempre più grandi. Perché se qualcuno non paga le tasse arricchendosi, tocca agli altri versarle”. (da “Europa parassita”, #Chiarelettere)
La guerra delle tasse. “L’Italia è spaccata da una lotta di classe sotterranea che vede schierati da una parte i lavoratori dipendenti e dall’altra il popolo delle partite Iva, cioè chi ha un lavoro autonomo. L’introduzione della flat tax al 15% per le partite Iva che guadagnano meno di 85.000 euro lordi all’anno ha acuito il solco tra le due realtà del Mondo di Sotto. Mentre scorro distrattamente le foto su Instagram un post attira la mia attenzione. Sullo schermo è comparsa un’immagine con un titolo che pone una semplice domanda: “Chi evade le tasse in Italia?” . Sotto c’è un grafico colorato. È quella che si chiama una “torta”, un cerchio diviso in spicchi di diverse tonalità che riprende i dati della Relazione sull’economia non osservata e riporta le categorie che evadono di più le imposte. Lo spicchio di gran lunga più grande, di colore viola, è quello relativo al lavoro autonomo, con un’Irpef evasa di 53,5 miliardi di euro. Poi, in color salmone, ci sono le imprese, con un’evasione di 24,4 miliardi, i proprietari di immobili in giallo con 5,6 miliardi e infine i lavoratori dipendenti irregolari, in verde, con 3,9 miliardi. Il post è stato pubblicato dall’account di Will Media, una community online con 1,5 milioni di followers su Instagram. Will produce notizie online e podcast e parla soprattutto a un pubblico di giovani, ma non necessariamente. È una community che mi piace perché riesce quasi sempre a destare l’interesse su temi importanti in maniera semplice, come dovrebbe sempre fare chi ha il compito di divulgare”. (da “Europa parassita”, di Angelo Mincuzzi, Chiarelettere).
Cipro, l’isola nella Ue ostaggio di Putin. Dopo la vittoria plebiscitaria alle elezioni farsa, Vladimir Putin in Russia è più forte che mai. Ma il dittatore russo tiene in ostaggio anche un Paese dell’Unione europea. È Cipro, dove tutti gli oligarchi a lui vicini posseggono società e trust che nascondono miliardi di euro. Nessuno sa con precisione quante società degli oligarchi abbiano sede a Cipro né quanti soldi nascondano, ma è opinione di molti esperti di problemi russi che una parte di questi fondi appartenga direttamente a Putin attraverso prestanome e società schermo. Nonostante le sanzioni della stessa Unione europea, le società degli oligarchi sono ancora a Cipro e attraverso di loro potrebbero essere finanziate associazioni, fondazioni, società ma anche partiti e uomini politici senza che nessuno se ne accorga. Per questo, alla vigilia delle elezioni per il nuovo Parlamento europeo, sono stato a Cipro sulle tracce degli oligarchi e dei loro soldi e lo racconto in “Europa parassita”, in libreria per Chiarelettere. #chiarelettere #putin #russia #oligarchi #ue #elezioni #EuropaParassita
Reportage dall’Europa alla vigilia del voto. Il viaggio nel paradiso dei super ricchi è un cammino verso l’inferno. Ho girato l’Europa per capire perché la classe media e i cittadini comuni stiano diventando sempre più poveri e paghino sempre più tasse mentre i ricchi moltiplicano i patrimoni grazie al privilegio di non versare la quantità di imposte che dovrebbero. La realtà che ho visto non mi è piaciuta e l’ho chiamata “Europa parassita”.
L’Europa è oramai un’immensa prateria nella quale un’élite di privilegiati dilaga come Gengis Khan nelle antiche steppe dell’Asia. Può sembrare un’immagine eccessiva ma – vi assicuro – non lo è. Quella che ho visto è un’Unione europea alla deriva, come un’armata Brancaleone, debole con i forti e forte con i deboli. Nel momento storico in cui avrebbe bisogno di essere più unita di sempre a causa delle minacce geopolitiche che la circondano, l’Unione sta invece danneggiando da sola il pilastro su cui si regge: la forza delle democrazie.
L’Italia, il nuovo paradiso fiscale. “Vivi all’estero, muori in Italia”. L’uomo che ho di fronte scandisce lentamente le parole e distende le labbra come in un ghigno mentre pronuncia la frase che avrà recitato infinite volte davanti ai suoi clienti. I suoi occhi si illuminano “Scusi?”, rispondo sorpreso. “Vivi all’estero ma cerca di morire in Italia” “Perdoni, ma non sono sicuro di aver capito bene”. “Mi spiego, se sei ricco, e sei italiano, ti conviene vivere all’estero per pagare meno imposte ma ti conviene anche morire in Italia. Le tasse di successione sono tra le più basse al mondo. Dunque, vivi all’estero ma cerca di morire in Italia, così i tuoi eredi pagheranno poche imposte e il patrimonio di famiglia si conserverà integro”. Resto per alcuni secondi senza parole, colpito dall’asprezza del ragionamento e mi guardo intorno. Sono nello studio di uno dei commercialisti milanesi più importanti… Da alcuni anni l’Italia ha imboccato una strada già battuta da tempo dagli Stati parassiti. Ha creato un ristretto gruppo di cittadini privilegiati rispetto alla maggioranza di tutti noi.”. (da “Europa parassita”, di Angelo Mincuzzi, Chiarelettere).
Le società di Briatore. “C’è un ultimo luogo che devo visitare prima di lasciare Limassol, perché la città non è utilizzata soltanto dai russi. In Lussemburgo avevo scovato il “club degli italiani” in Rue de Beggen (poi trasferito in Boulevard Royal). Era un gruppo di società diverse tra loro ma controllate da imprenditori o finanzieri italiani. Del “club” facevano parte anche alcune holding di Flavio Briatore e, tra queste, ce ne era una che si chiamava Laridel Immobiliare… Il registro lussemburghese dei beneficiari effettivi svelava che Flavio Briatore aveva creato un trust, di cui era anche il beneficiario, che controllava la Laridel. L’FB Trust – FB come le iniziali del suo nome – era amministrato da una fiduciaria di Cipro… Rintraccio l’indirizzo del trust di Briatore e decido di dargli un’occhiata, guardo la cartina e studio il tragitto in auto… La via, semideserta e assolata, è proprio al confine con Germasogeia… Mi rimbalza nella testa l’immagine che ho visto sul sito del Billionaire, il locale culto di Porto Cervo fondato dall’imprenditore piemontese. Nell’immagine che compare appena mi collego al sito, Briatore è in piedi e sfodera un sorriso sornione… Due modelle bionde posano le mani sulle sue spalle in segno di ammirazione… Poi mi guardo attorno e vedo lo stradone di periferia,.. E penso a quanto è lontano da questo posto il mondo scintillante del Billionaire”. (da “Europa parassita”, #Chiarelettere)
Jersey, l’isola dei trust. “Ha ricominciato a piovere e il cielo si tinge sempre più di nero. Mi inoltro ancora lungo l’Esplanade. A 400 metri dalla sede della società e del trust di #Pogba c’è un edificio di cinque piani all’angolo con Gloucester Street, la via dove sorge l’ospedale di Saint Helier. Una palazzina con i vetri verdi ospita gli uffici della Hsbc e della società fiduciaria della banca anglo-cinese, la Hsbc Trustee (C.I.) Limited. Ma qui dentro ci sono anche sei trust che hanno una grande importanza per l’Italia. I trust portano nomi di metalli o di elementi del metallo e non sono stati scelti a caso. Si chiamano Platinum, Silver, Titanium, Americium, Osmium e Chromium Trust e appartengono alla famiglia di Lakshmi #Mittal, il miliardario indiano proprietario del gruppo siderurgico #ArcelorMittal. Nel 2018, ArcelorMittal aveva rilevato l’#Ilva, una società nata nel 1905 che controlla gli stabilimenti siderurgici di Taranto, in Puglia, e di Cornigliano, un quartiere di Genova. L’Ilva era appartenuta fino al 2015 ai #Riva, una famiglia lombarda di imprenditori dell’acciaio guidata dai fratelli Emilio e Adriano ma dopo un’inchiesta giudiziaria era stata posta in amministrazione straordinaria e infine ceduta ad ArcelorMittal”. (da “Europa parassita”, #Chiareletter
Olanda, la terra degli alchimisti. “Otto fermate di metropolitana mi portano nel nuovo quartiere degli affari di Zuidas. L’area sorge nella parte meridionale di #Amsterdam in una posizione strategica per la sua vicinanza all’aeroporto internazionale di Schiphol e alle autostrade che conducono verso Utrecht, l’Aja e Rotterdam. Il colpo d’occhio è impressionante. Comincio a farmi un’idea di cosa sia questo enorme distretto guardando fuori dal finestrino del treno della metro che si avvicina velocemente in superficie mentre la skyline di questo grande centro di affari diventa sempre più nitida. Capisco perché Zuidas venga chiamato il “miglio della finanza”… Sono diretto nella piazza dedicata al compositore viennese Gustav Mahler. Ci si arriva appena usciti dalla stazione. È uno spiazzo arredato con un pavimento di pietre grigie, panchine, alberi, aiuole e opere d’arte ed è dominato dall’imponente torre grigioverde della Abn Amro. Al numero 25 della piazza c’è la sede di Exor, la holding della famiglia Agnelli che è sopravvissuta alla sua capostipite lussemburghese e che controlla i pacchetti azionari nel gruppo Stellantis, nella Ferrari, nella Juventus, in Iveco, in Cnh, nella società del settimanale britannico The Economist e nel gruppo editoriale Gedi, che in Italia possiede il quotidiano “la Repubblica”… (da “Europa parassita”, #Chiarelettere)
L’armata Brancaleone della Ue. “All’interno della Ue è in corso da tempo una competizione senza esclusione di colpi tra i paesi membri, ognuno impegnato a strappare agli altri partner i capitali delle multinazionali e i soldi dei super ricchi, non importa se denunciati o meno al Fisco dei rispettivi paesi. Questa guerra non avviene però, come dovrebbe, sfoderando le armi dell’efficienza, della competitività, delle infrastrutture e della cultura. Avviene agendo quasi esclusivamente sul fronte del Fisco. Vince chi permette di azzerare o di ridurre considerevolmente il carico fiscale delle grandi imprese e dei super ricchi. In una parola, chi fa pagare meno tasse. Questo è il frutto della mancata armonizzazione fiscale, dell’assenza di regole comuni sulle tasse all’interno dell’Unione europea. Il risultato è che ogni paese fa come vuole e se qualcuno tenta di portare il tema dell’armonizzazione sul tavolo politico delle istituzioni di Bruxelles è bloccato dal veto di piccoli paesi che beneficiano dello status quo, forti della regola secondo la quale nell’Unione europea tutte le norme che riguardano le imposte devono essere decise all’unanimità. E dunque le decisioni non vengono mai prese. Alla fine, a perderci siamo tutti noi, i cittadini comuni, ma a essere ferita è la stessa idea di Unione europea come consesso di Stati e di cittadini uniti da un obiettivo superiore comune”. (da “Europa parassita”, #chiarelettere).
Cipro, l’isola degli oligarchi. “Sono fermo all’ombra di una palma all’angolo di una delle vie che si immettono nella rotonda dando le spalle al Tribunale distrettuale di Limassol, una brutta costruzione lunga e bassa con un grande parcheggio ancora vuoto. Sulla cartina che ho aperto, Agios Nikolaos è cerchiata in rosso con una serie di frecce che partono dalla rotonda e si irradiano in diverse direzioni. Ho passato giorni a studiare la mappa della città e a identificare strade e numeri civici che voglio vedere personalmente. Il risultato di quelle ricerche ce l’ho sotto gli occhi: una cartina piena di cerchi, di linee rette e di nomi di persone e di società. Ora che ce l’ho davanti – e nonostante quei nomi li abbia scritti io – la mappa che stringo tra le mani mi trasmette una sensazione di profonda inquietudine. Comincio a scorrere con gli occhi i nominativi che ho evidenziato racchiudendoli in rettangoli rossi. Sono decine e riempiono quasi tutti gli spazi della piantina ma, soprattutto, sono tutti nomi di cittadini russi. L’elemento che inquieta di più è che non si tratta di persone comuni ma di oligarchi, miliardari e uomini politici del paese che il 24 febbraio 2022 ha invaso l’Ucraina. È l’élite della Federazione russa, da sempre omogenea al regime di Mosca. Anzi, ne è parte integrante. Tra di loro c’è anche il presidente, l’uomo più potente. Passo in rassegna alcuni dei nomi, ognuno collegato a uno o a più indirizzi della città: sono Vladimir Putin, Roman Abramovich, Alisher Usmanov, Oleg Deripaska, Vladimir Potanin, Andrey Melnichenko, Viktor Vekselberg, Alexey Mardashov, Eduard Khudainatov… Ma cosa ci fanno decine di oligarchi russi in una cittadina di mare di 180.000 abitanti in un’isola a soli 70 chilometri dalla Turchia, a un centinaio dalle coste della Siria e a 260 chilometri dalla capitale libanese Beirut? “. (da “Europa parassita”, #Chiarelettere)
Gli italiani ammirano gli evasori. Perché l’evasione fiscale non suscita riprovazione sociale in Italia? Perché una parte degli italiani continua ad ammirare gli evasori nonostante siano loro stessi vittime dei comportamenti antisociali di chi non paga le imposte? Me lo chiedo ogni volta che leggo i dati sull’evasione fiscale nel nostro Paese e ogni volta che mi trovo in uno dei tanti paradisi fiscali europei. Osservo le città, le strade, la gente e mi chiedo perché le persone non facciano nulla per combattere questa situazione. Mi domando quale sia il meccanismo che scatta nelle menti umane e che spinge uomini e donne ad ammirare chi li relega in una posizione di sottomissione, come delle vittime che adorano i propri carnefici. Ho deciso di affrontare questo tema in un capitolo del mio ultimo libro, “Europa parassita – Come i paradisi fiscali europei ci rendono tutti più poveri” (Chiarelettere) perché questa situazione mi ricorda quel particolare stato di dipendenza psicologica che in alcuni casi si manifesta nelle vittime di episodi di violenza e che viene definito con il nome di «sindrome di Stoccolma». Durante i maltrattamenti subiti, le vittime provano un sentimento positivo e di solidarietà nei confronti dei loro aggressori, uno stato d’animo che può spingersi fino alla totale sottomissione volontaria. #europaparassita #chiarelettere #libro #sottomissione #servitù #sindromedistoccolma